Ordinazione Presbiterale

Cattedrale di Palermo
28-06-2004
ORDINAZIONE PRESBITERALE
OMELIA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO
Cattedrale, 28 giugno 2004

    Venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato
    Carissimi diaconi, religiosi/e, fratelli e sorelle tutti amati dal Signore,

1. nel cuore dell’Anno Eucaristico Diocesano, che sta ridestando nelle nostre parrocchie lo stupore della fede nel mistero dell’amore senza fine di Gesù, unico sommo ed eterno sacerdote, e alla vigilia della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, celebriamo la Giornata per la santificazione dei Sacerdoti che l’Ordinazione presbiterale di questi nove giovani Diaconi rende ricca di significato, di gioia e di speranza.
    Gioisce la nostra Chiesa palermitana, perché lo Spirito Santo la rende sempre più feconda di figli chiamati a servirla come popolo sacerdotale, con la grazia specifica del sacramento dell’Ordine, che li configura a Cristo Capo-Servo, Pastore e Sposo della sua Chiesa.
    Gioisce il mio cuore di Pastore, perché il Signore ancora una volta mi concede la grazia di generare altri presbiteri e di rivivere così il memoriale della ordinazione presbiterale conferitami 51 anni fa dal mio Arcivescovo tuttora vivente, S.E. Mons. Francesco Minerva, che il 31 gennaio ha compiuto 100 anni: lo ricordo costantemente nella preghiera e lo raccomando alla vostra.
    Gioisce tutto il nostro presbiterio, che si arricchisce di nuovi membri e li accoglie con festa, mentre ciascuno di noi, Vescovi e Presbiteri, rinnova le promesse della propria ordinazione, nel ricordo di quel giorno santissimo per il quale non finiremo mai di ringraziare, in ginocchio, il Signore.
    Gioiscono in modo particolare, insieme con i loro pastori e le famiglie degli Ordinandi che saluto con grato affetto, le sette comunità parrocchiali e la Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri dalle quali provengono questi giovani, mentre dal cuore di tutti sale il ringraziamento al Signore, datore di ogni bene, per i nuovi segni della sua fedeltà alla promessa di donarci pastori secondo il suo cuore: ‘pastores dabo vobis’ (Ger 3, 15).

2. Il tema della Giornata ‘L’Eucaristia, sorgente di santità nel ministero sacerdotale’, ci introduce nel cuore del mistero che celebriamo.
    Se l’Eucaristia è la sorgente della santità per ogni cristiano, per noi, Vescovi e Presbiteri, lo è per un titolo nuovo, il sacramento dell’Ordine istituito da Gesù insieme con quello eucaristico nell’ultima Cena, e con una modalità specifica, la carità pastorale nell’esercizio del ministero, che parte dall’Eucaristia, come dalla sua fonte, ed è finalizzato all’Eucaristia, come al suo culmine. Nati dall’Eucaristia, di essa ci nutriamo, per essa operiamo, con essa viviamo.
    È stata questa l’esperienza dei Sacerdoti santi che fra poco invocheremo sui nove eletti: dagli Apostoli Pietro e Paolo a S. Luigi Orione e a S. Annibale Maria di Francia recentemente canonizzati, al nostro Beato Giacomo Cusmano, gloria del presbiterio palermitano.

3. E alla luce dei loro insegnamenti e dei loro esempi, figli carissimi, accogliete il dono singolare dell’Ordinazione, lo ‘Spirito di santità’, che invocherò su di voi nella preghiera di Ordinazione.
    ‘Ad immagine del Santo che vi ha chiamati – vi ripete questa sera S. Pietro ‘ diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta’ (1Pt 1,15); ‘cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio’ (2Pt 3,14), in modo da poter dire come l’Apostolo Paolo ai fedeli che vi saranno affidati: ‘Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo’ (1 Cor 4,16).
    Per essere imitatori di Cristo bisogna essere innamorati di lui. La triplice domanda posta da Gesù a Pietro sul lago di Genezaret prima di affidargli la sua Chiesa, ‘Mi vuoi bene tu più di costoro?’, è rivolta questa sera anche a ciascuno di voi. La risposta non potrà essere che quella dell’amore sincero: ‘Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene’ (Gv 21,18). E la sincerità dell’amore consiste nel fare ciò che egli comanda. Lo ha detto lui stesso: ‘Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando’ (Gv 15,14).
    L’amore a Gesù buon Pastore è condizione per amare il suo gregge. E l’amore per il gregge è la prova del nove dell’amore al buon Pastore.
    Più grande e sincero è l’amore per Gesù buon Pastore, e più generoso, instancabile e operoso è l’amore al suo gregge, che va amato con lo stesso suo amore: un amore totale sino alla fine, come attesta S. Giovanni nel suo Vangelo, e proprio in riferimento alla Cena Pasquale, all’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale.
    E in realtà, la sorgente inesauribile e perenne di questo amore è l’Eucaristia nel suo triplice e indissociabile aspetto di sacrificio, presenza, convito.

4. Dall’Eucaristia attingete la luce necessaria per essere i ministri della Parola che tutti hanno il diritto di ricercare e trovare sulle vostre labbra.
    Leggetela e meditatela assiduamente, per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che insegnate.
Annunziatela con la testimonianza della vita, con il coraggio manifestato da Pietro davanti al Sinedrio, con l’amore alla verità attestata da Paolo, che nella lettera ai Galati dichiara di non aver mai modellato sull’uomo il Vangelo da lui annunziato (cf. Gal 1,11), e con la generosità apostolica suggerita a Timoteo: ‘Ti scongiuro davanti a Dio’, annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera ed esorta con ogni magnanimità e dottrina’ (cf. 2Tm 4, 1-2).
    Da qui la necessità che della formazione permanente, come prolungamento di quella iniziale offertavi in Seminario e nella Facoltà Teologica dai vostri Superiori e Docenti che ringrazio di cuore, vi sentiate primi destinatari e primi responsabili.

5. Dall’Eucaristia attingete la grazia della santificazione vostra e dei fratelli, da invocare, come uomini di Dio, attraverso la incessante preghiera personale e la quotidiana Liturgia delle Ore, e da donare, come ministri di Cristo, attraverso l’amministrazione dei Sacramenti.
    Ricordate che della Liturgia, azione di Cristo e della Chiesa, noi siamo ministri, ossia servitori, e non padroni. ‘Ora quanto si chiede agli amministratori – precisa S. Paolo ‘ è che ognuno risulti fedele’ (1Cor 4,2).
    Ciò vale in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristica, ‘un dono troppo grande per sopportare ambiguità e discriminazioni’ (EdE, 10), come anche nella celebrazione del Sacramento della Riconciliazione ‘ Penitenza, ‘strumento fondamentale della nostra santificazione’, affidato a noi perché come sacerdoti ne facciamo esperienza in prima persona e lo doniamo ai fratelli con disponibilità responsabile e generosa.

6. Dall’Eucaristia attingete quotidianamente la forza della carità pastorale che fra poco vi sarà data in dono come partecipazione all’amore di Cristo buon Pastore. Tutta la vostra vita ne sia l’irradiazione limpida e luminosa a vantaggio del popolo di Dio e a edificazione del mondo.
    Come l’Apostolo Paolo a Timoteo, dico a ciascuno di voi: ‘Tu, dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù (2Tm 2,1), e faccio mia la vibrante esortazione di Pietro: ‘Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge’ (1Pt 5,2-3).
    Conformandovi ogni giorno di più a Cristo, unico modello sacerdotale, umile, povero, casto, obbediente, accogliente, paziente, mite, misericordioso, siate la sua immagine viva e credibile in mezzo ai fratelli.
    Sarà allora più facile per voi, a somiglianza di Pietro, accostarvi a tutte le sofferenze spirituali e materiali del mondo d’oggi, simbolicamente raffigurate dal paralitico, e dire: ‘Guarda verso di noi’ Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò; nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina (At 3, 4.6).
    La dimensione sociale del sacerdozio ministeriale è importante, come anche l’amore preferenziale per gli ultimi con i quali Gesù ha voluto identificarsi. Ma l’una e l’altro sono espressioni della carità pastorale e scaturiscono perciò dalla santità della vita e dall’incontro con Cristo Eucaristico annunziato, celebrato, adorato.
    Sarà così anche più facile affrontare le difficoltà, superare le prove e accettare le sofferenze che inevitabilmente incontrerete nell’esercizio del ministero.
Queste non debbono scoraggiarvi, perché il Signore ha promesso di essere ogni giorno con voi.
    Al contrario, devono tener desto e accrescere il vostro entusiasmo, nella convinzione che la Croce è il prezzo della carità pastorale e il segreto della gioia pasquale, per cui Paolo affermava di sopportare ogni cosa per gli eletti (cf. Tm 2,10) e di essere pervaso di gioia in ogni tribolazione (cf. 2Cor 7,4).
    E’ questa la partecipazione più intima al sacrificio eucaristico che voi offrirete al Padre ‘in persona Christi’, impersonando il Cristo, sacerdote e vittima, che associa a sé l’assemblea santa che voi presiederete. Siate pertanto consapevoli di ciò che fate, imitate ciò che celebrate: tutta la vostra vita sacerdotale sia un’Eucaristia vivente, nell’offerta quotidiana al Padre e nella dedizione totale ai fratelli.

7. Dall’Eucaristia, infine, attingete il gusto della comunione presbiterale, fulcro della comunione ecclesiale, significata e costruita incessantemente dal convito eucaristico che il Signore affida alle vostre mani e al vostro cuore.
    La comunione gerarchica col Vescovo, e quella fraterna con gli altri presbiteri, espresse nei riti dell’imposizione delle mani, della promessa di obbedienza e dell’abbraccio di pace, costituiscono la garanzia della comunione pastorale con tutti i fedeli, dei quali da questa sera, pur restando fratelli, diventate anche padri.
    Da parte di noi, Vescovi e Presbiteri, quei segni manifestano e sollecitano il rinnovato impegno di crescere nella spiritualità della comunione a vostro esempio e a vostra edificazione.
    È questo il regalo più prezioso che dopo la preghiera possiamo e dobbiamo farvi. E la concelebrazione eucaristica che stiamo vivendo ne è l’espressione sacramentale più esigente e impegnativa.

8. Vi accompagni nella nuova missione, con i nostri santi protettori, la Vergine Maria, Madre dei Sacerdoti.
Unitevi quotidianamente a lei non solo nella celebrazione eucaristica, ma anche nella recita del S. Rosario.
    Rievocando gli eventi più significativi della vita e della missione sacerdotale del Figlio suo, invocherete e otterrete il suo sostegno materno per essere anche voi, come lui, sacerdoti santi e santificatori.
    È questo il nostro augurio. È questa la nostra preghiera. Amen.