“La gioia di condividere il Vangelo con i fratelli”

“Questa lettera è nata mentre condividevo una settimana di silenzio, contemplazione e preghiera in un contesto di ritiro, nella consapevolezza che la Chiesa cresce nella misura in cui insieme ascoltiamo la Parola. Oggi più che mai dobbiamo avere la gioia di condividere il Vangelo con i fratelli nella speranza che possa fecondare la vita di questo tempo. E’ bello che oggi possiamo avere l’opportunità di condividere questo momento con fra Enzo Bianchi che ci aiuterà a riflettere”.
Lo ha detto l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice, durante l’assemblea diocesana convocata nella chiesa della Mediatrice per riflettere sulla sua prima lettera pastorale: “Scrivo a voi padri, scrivo a voi figli”.
Nel suo intervento Enzo Bianchi ha sottolineato i punti attorno ai quali ruota la lettera di mons. Lorefice. “Mi è parsa una lettera con un grande pregio data la sua brevità, convinto che quello che si deve dire lo si può fare con parole semplici. La lettera è molto densa e profonda nello stile semplice e diretto ispirata nella sua forma a Sant’Ignazio di Antiochia. Il vescovo scrive con il cuore e l’autorevolezza di un Magistero che gli viene dallo Spirito Santo. Si mette in evidenza che tutti noi stiamo a cuore a Dio ed è più decisivo il suo amore per noi che non, il nostro per lui perché Dio è amore. Noi cristiani non abbiamo capito che l’amore di Dio non è meritato perché è preveniente. Mentre noi eravamo peccatori Dio ci amava e ci chiama alla vita. Ci dobbiamo interrogare su quale immagine abbiamo di Dio. Dio non è uno che ci presenta il conto. L’impegno della Chiesa di Palermo deve essere di stare a cuore a Dio”.
Quindi ha parlato della pastorale che cambia e non si nutre di strategie e tattiche. “La pastorale è prendersi cura delle urgenze della comunità cristiana, aver cura di tutti, a cominciare dei più deboli. Siamo nella condizione di una Chiesa che per essere se stessa, deve essere povera e fatta di poveri – ha aggiunto citando Papa Francesco – che sappia aprire le porte ai poveri”. Infine, la fede battesimale ed Eucaristica. “La nostra non è una vita sotto il segno della legge, dei divieti e dei comandi. L’Eucaristia va vissuta come Magistero della vita cristiana. Noi impariamo a spendere la vita per gli altri e questo sia l’Eucaristia domenicale”.
Citando poi l’icona della lettera, Bianchi ha rivelato che l’ha sempre amata e l’ha scoperta quando si trovava in Egitto. “E’ la più antica icona dell’era cristiana, risalente al V secolo con Gesù che abbraccia il suo amico con le debolezze, i peccati e le fatiche e dove si intravede la tenerezza di Dio”.
Nella mattinata l’Arcivescovo insieme al fondatore della Comunità di Bose, ha incontrato seminaristi e formatori. Un’occasione per “accompagnare cuori che debbono essere fecondati dalla Parola, perché maturino una passione che, grazie al Vangelo, può fecondare la vita di questo tempo”.